venerdì 11 luglio 2014

Monopoly - Una (re)interpretazione (re)alistica

E se volessimo trasferire la città del Monopoly -pardon- di Tabellone nel mondo reale, cosa accadrebbe?
Se inserissimo all'interno delle ferree regole di gioco quelle altrettanto rigide del mondo reale e, perché no, geografico?
Cosa accadrebbe se iniziassimo a parlare di territorio reificato, realizzato, trascinando Tabellone qui sulla terra?
Il risultato che ho ottenuto - non precisissimo e spero che chi mi legge possa perdonarmi per questo - si basa sulle informazioni della storia del gioco reperibili in rete e sulle idee che che le regole di gioco suggeriscono. Il tutto in parte reinterpretato secondo le regole della storia e della geografia.



Il risultato finale è stato quello di una città sorta senza un vero piano regolatore, in parte pianificata e in parte spontanea, la cui pianta ricorda una macchia di inchiostro.
La prima cosa che ho pensato nel realizzarla è stata quella di riposizionare il VIA e la PRIGIONE. 
Il motivo è da ricercarsi nell'idea originale dell'autrice del gioco.
Le vie così dette ricche, si trovano lungo il Boardwalk, il lungo mare fornendoci così una preziosa informazione sulla sua posizione.
Il Boardwalk è composto da un insieme di lussose ville e giardini con vista mozzafiato sull'orizzonte oceanico.
A sud di queste ville una stretta e lunga lingua di terra conduce a un promontorio sul quale sorge, isolata e in posizione impervia la prigione.
I costi delle lussuose case non scendono: il lusso è un mercato che non decade e il carcere è fuori visuale.
Le quattro stazioni, collocate una per punto cardinale, necessitano di spazio per la movimentazione dei coinvogli, da qui le propaggini a bozzo intorno ad esse.
Non è un caso che le due grandi corporazioni dell'elettricità e dell'acqua potabile si localizzino in quelle posizioni.
La prima, è vicina ai quartieri popolari o alle università; bacini di manodopera e di personale specializzato altamente formato.
La seconda sorge a ridosso dei quartieri più ricchi. La striscia verde con i suoi villini a schiera, è immediatamente a ridosso del quariere più alto il quale è separato dal quello più povero dalla Stazione Est.
Più povero, forse, ma decisamente più antico.
Ragionando sulla toponomastica Vicolo corto e Vicolo stretto, possono essere lette come i quartieri più antichi della città. I loro nomi richiamano le caratteristiche delle strade di una volta -specie quelle di mare appunto- costruite secondo canoni difensivi, con strettoie e passaggi angusti.

Carta ideale di Tabellone





Partendo da quest'ultimo assunto, cioè l'antichità delle piccole vie, possiamo interpretare la città di Tabellone in un altro modo ancora.
Vicolo Corto e Vicolo Stretto rappresentano le basi delle più semplice delle città di fondazione. Le due strade incrociandosi, danno origine a un castra secundum coelum.
Sappiamo che una delle due strade è corta e l'altra stretta. Non sappiamo però quanto la seconda sia lunga.
Alle estremità delle due stradine perpendicolari vengono a collocarsi le quattro stazioni. Vicino ad esse si installano le università e la prima industria elettrica -presumibilmente a carbone data anche la vicinanza della stazione Ovest.
Tabellone, col proliferare della popolazione, si dota di un parcheggio di scambio collegato direttamente con la stazioni Nord e Ovest.
Vicino la Stazione Nord si colloca la Società delle acque potabili e a seguire i quartieri alti che, per forza di cose e non restare isolati, si intersecano con Vicolo Stretto. In questo caso sarebbe da chiarire in che modo si collochi la Stazione Est. Un'isola artificiale ospitante la struttura di binari e vari annessi potrebbe essere una valida spiegazione.


Mi rendo conto dell'impronta fortemente deterministica specie della prima lettura, ma è il gioco del monopolio stesso a indicare chiaramente come alcune cose vadano intese.
Tabellone è una città quasi immaginaria e quel quasi è la chiave di lettura della realtà che ci circonda.

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