giovedì 12 marzo 2015

Confine. Cosa succede se tiro una linea.

Tra il verde il blu, i marroni in varie sfumature, ma anche in quelle in bianco e nero, i confini sono le linee più evidenti presenti in qualsiasi carta.
Il confine - ci insegnano già alle elementari - designa un limite superficiale: questa porzione di terra va da qui a qui e questo ci basti.

Quello che non ci spiegano sono i vari motivi per cui un confine prende forma, chi ha deciso di metterlo lì e soprattutto perché.
Il confine nasce come artificio in maniera semplice e arcaica, per stabilire cos'è - fisicamente - che sta dentro un certo luogo e cosa fuori e, conseguentemente chi accetterà di far parte di certe regole e chi di queste non vorrà sentirne parlare.
Dunque, già dalla sua nascita il confine - come semplice linea tracciata sul terreno - genera divisioni spaziali e immateriali, determinando la prima regola di vita del genere umano e la nascita delle prime generalizzazione riassumibile con noi e loro.
Questi tratti così spessi e scuri che paiono semplicemente tracciati sulle mappe sono in realtà organismi complessi.
Se potessimo ingrandirla noteremmo subito che attorno ad essa si genera una vitalità che, a seconda del suo posizionamento nello spazio e alla percezione che si ha di essa nel tempo e negli osservatori, cambia di significato.
Confine, frontiera, marca, bordo: parole che hanno apparentemente lo stesso significato ma che, se prese una ad una, disvelano veri e propri mondi a parte.
Potremmo dire che il confine sia la linea grossa, il segno principale, attorno a cui (o in cui), a ben guardare si generano gli altri elementi.
Questi sono: la Marca: fascia territoriale addossata alla frontiera.
Frontiera: rappresenta il passo successivo alla stesura della linea. È la fine della terra, il limite, i punti su cui un movimento organico si arresta. Di più, frontiera significa anche a fronte, rivolto a, verso di.
Il confine, inteso come oggetto umano, nasce dalla volontà di arginare un certo luogo, di prenderne possesso o di escludere da esso; un limite imposto dall'essere umano.
Queste linee possono essere tracciate seguendo la natura, rifacendosi a elementi quali rilievi, corsi d'acqua, piane, boschi.
O, più brutalmente, tracciando una linea su una carta con matita e righello.
In entrambi i casi i confini non tengono conto delle vite che vanno a segnare e dei conflitti che possono generare.

-Le coste sono i confini del mare ma non del mediterraneo-
Diceva Matvejevic Predrag, nel suo Breviario Mediterraneo a conferma che non è la natura ad autolimitarsi ma siamo noi esseri umani a farlo.
I limiti dunque si impongono per più motivi: conservazione, esclusione, inclusione, appartenenza, identità.
Ma il confine, in quanto oggetto immateriale è anche qualcosa che ci portiamo dentro.
Un modo di abbigliarsi può definire la linea di demarcazione tra culture di appartenenza. Un oggetto come la thuringia aborigena, definisce l'essere non soltanto di un luogo ma anche di un popolo.

Il confine è dunque un oggetto multidimensionale in grado di attraversare lo spazio, di insinuarsi nella vita e nella cultura.

È in grado di cambiare forma, dimensione ma il suo scopo permane così come il destino di chi gli si affianca.


 
 

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